Il tempo incantato
2017 Vol. 25 N. 4
Patrizia Gatti, Mariadele Santarone
Le autrici in questo nostro lavoro mostrano l’intreccio delle forti emozioni di cui è permeato l’ambiente osservativo a cui non si sottrae lo stesso osservatore, che riattiva dentro di sé esperienze infantili profonde ed inconsce. Le considerazioni muovono dalla lunga esperienza di entrambe nell’insegnamento di Infant Observation. Viene messo in luce quali siano le difese e come il setting osservativo, il seminario e il gruppo possano fungere da contenitori capaci di aiutare chi osserva a separare e distinguere ciò che attiene alla propria storia e alla propria personale esperienza e ciò che attiene alla vita neonatale di quello specifico bambino, della sua mamma e delle figure che si prendono cura di lui.
La scatola chiusa in soffitta: fantasmi e ricordi
2014 Vol. 22 N. 3
Patrizia Gatti
L’autrice discute le difficoltà tecniche che si incontrano nel lavoro clinico con pazienti che hanno subito traumi precoci, come spesso accade con i bambini in affido familiare e adottati. Il resoconto dei primi cinque anni di psicoterapia con un paziente di 9 anni, che è stato allontanato dalla sua famiglia di origine in tenera età, sarà analizzato in dettaglio per esplorare queste tematiche. Si soffermerà sulle difficoltà nel mantenere una posizione analitica quando si lavora con relazioni oggettuali altamente disturbate e su come facilitare uno spazio terapeutico all’interno del quale il trauma possa essere elaborato, senza diventare l’unico focus del trattamento. Si vedrà come il riconoscimento, la condivisione e la comprensione del trauma insieme al paziente aiuti a trasformare i ricordi traumatici o ‘fantasmi’. Allora la terapia può diventare davvero luogo di cambiamento e di restituzione e porre le basi per un altro tipo di esperienza.
Adozione e apprendimento scolastico
2009 Vol. 17 N. 1
Claudia Artoni Schlesinger, Patrizia Gatti
Le autrici trattano delle difficoltà che incontrano i bambini adottivi nell’inserimento nella scuola e nell’apprendimento delle materie di studio.
Attraverso l’esame di vari flash tratti dalle psicoterapie di numerosi bambini, provenienti perlopiù da paesi stranieri molto lontani e, quindi, con lingue materne profondamente diverse dall’italiano, si mostra come queste origini influiscano in modo rilevante sulle difficoltà incontrate nell’apprendimento.
Le autrici collegano tali difficoltà all’abbandono primario e ad una carenza nella costruzione del legame con l’oggetto.
Il tentativo di creazione di una storia attraverso i frammenti di memoria recuperabili, può permettere di avvicinare il dolore, favorire il pensiero e costituire una mente in grado di apprendere.
Si sottolinea come spesso vengano attribuite le carenze scolastiche a deficienze di capacità intellettuali. Questa diagnosi spesso affrettata non sollecita una ricerca di metodi di insegnamento diversi e più consoni alle differenze dei bambini, ma conduce molte volte a una rapida ghettizzazione che non favorisce una buona integrazione dei bambini nel nuovo contesto ambientale e sociale.
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