MARIA DEIDDA, PATRIZIA GATTI
Questo articolo vuole essere un’introduzione generale e di apertura alla tematica dell’affido, una rivisitazione a flash sugli elementi più significativi. L’affido è uno strumento affascinante ed estremamente efficace, con enormi potenzialità evolutive, ma molto delicato e sofisticato; uno strumento complesso, che va usato con competenza e consapevolezza. Definito solo di recente giuridicamente, esso costituisce tuttavia uno strumento storico, variamente utilizzato nei secoli. Appare oggi chiaro come questo richieda un nuovo modo di lavorare che dia ampio spazio al pensiero, un intervento sviluppato singolarmente, in coppia, in gruppo; organizzato attraverso suddivisioni e ricomposizioni continue. Occorre guardarsi dal fare semplici collocazioni domiciliari, scambiandole per affidi familiari; dal fare adozioni invece di affidi, esautorando lentamente la famiglia d’origine e inducendo meccanismi di negazione e falso Sé nel minore.Occorre tenere sotto controllo la facile tendenza a fare scissioni attribuendo tutto il positivo alla famiglia affidataria e tutto il negativo alla famiglia d’origine; anche attraverso collusioni, non sempre consapevoli, e negazioni di sentimenti di appartenenza, tra operatore, famiglia affidataria e minore.Occorre prestare attenzione al contratto, al rispetto dei tempi stabiliti. Occorre, infine, non dimenticare il minore in affido, i sentimenti che vive (senso di colpa, conflitto di lealtà, solitudine, disorientamento), la necessità di porsi come memoria e testimonianza della sua storia; aiutarlo ad evitare il rischio di impostare il nuovo rapporto solo sulla compiacenza, limitando la possibilità di costruire una vera identità.
Affido familiare: istruzioni per l’uso
MARIA DEIDDA, PATRIZIA GATTI
Questo articolo vuole essere un’introduzione generale e di apertura alla tematica dell’affido, una rivisitazione a flash sugli elementi più significativi. L’affido è uno strumento affascinante ed estremamente efficace, con enormi potenzialità evolutive, ma molto delicato e sofisticato; uno strumento complesso, che va usato con competenza e consapevolezza. Definito solo di recente giuridicamente, esso costituisce tuttavia uno strumento storico, variamente utilizzato nei secoli. Appare oggi chiaro come questo richieda un nuovo modo di lavorare che dia ampio spazio al pensiero, un intervento sviluppato singolarmente, in coppia, in gruppo; organizzato attraverso suddivisioni e ricomposizioni continue. Occorre guardarsi dal fare semplici collocazioni domiciliari, scambiandole per affidi familiari; dal fare adozioni invece di affidi, esautorando lentamente la famiglia d’origine e inducendo meccanismi di negazione e falso Sé nel minore.Occorre tenere sotto controllo la facile tendenza a fare scissioni attribuendo tutto il positivo alla famiglia affidataria e tutto il negativo alla famiglia d’origine; anche attraverso collusioni, non sempre consapevoli, e negazioni di sentimenti di appartenenza, tra operatore, famiglia affidataria e minore.Occorre prestare attenzione al contratto, al rispetto dei tempi stabiliti. Occorre, infine, non dimenticare il minore in affido, i sentimenti che vive (senso di colpa, conflitto di lealtà, solitudine, disorientamento), la necessità di porsi come memoria e testimonianza della sua storia; aiutarlo ad evitare il rischio di impostare il nuovo rapporto solo sulla compiacenza, limitando la possibilità di costruire una vera identità.
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