a cura di Nadia Neri e Chiara Rogora
Borla 2010
“La mia dottoressa ha un bambino nella pancia”. La gravidanza della psicoterapeuta
(pp. )
Cosa succede nella terapia di un bambino quando la sua terapeuta rimane incinta? Che influenza
può avere un evento così carico di emozioni sui protagonisti della vicenda terapeutica, sulla loro relazione, sull’esito del trattamento? E anche, cosa succede nella terapeuta di bambini, quando porta con sé, dentro di sé, in seduta, il suo bambino reale nella pancia?
Durante la gravidanza è inevitabile che si producano sensibili variazioni nel funzionamento della mente dell’analista al lavoro, in particolare nel caso del primo figlio.
Prendendo in esame la letteratura sul tema della gravidanza dell’analista, nel complesso piuttosto recente, stupisce la scarsità di resoconti clinici e di elaborazione sulle questioni di tecnica riferita alle psicoterapie psicoanalitiche di bambini.
L’esperienza delle autrici, insieme a quella di molte altre colleghe mostra come curiosamente proprio in chi nel lavoro con i bambini, quotidianamente “maneggia” fantasie concernenti “i bambini nella pancia”, spesso prevalga la tendenza a trascurare o negare la rilevanza dell’impatto di una gravidanza sul processo terapeutico. Si concentra l’attenzione sulla gestione degli aspetti “pratici” connessi al periodo di assenza per maternità, ai tempi dell’interruzione e della ripresa, quando non del passaggio del “caso” ad altro terapeuta. Come se, quando tali fantasie si concretizzano, diventassero materiale incandescente, difficile da riconoscere e trattare.
La stessa attitudine si osserva nei contesti istituzionali di lavoro, nei gruppi di colleghi, spesso anche nei supervisori.
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