2001
Questo libro informativo è il prodotto di un lavoro a più mani, oltre alle autrici hanno collaborato operatori dei servizi sociali, associazioni e famiglie affidatarie.
Le loro testimonianze hanno contribuito ad arricchire con la forza vitale e la carica emotiva dell’esperienza il percorso teorico sull’affido familiare.
Le illustrazioni vanno invece a merito di una giovane artista, Paola Bellati, con cui la curatrice ha già collaborato per altri progetti. Testimonianze e disegni costruiscono itinerari paralleli e complementari tel testo più specialistico. “Filastrocca per Codina che al sicuro si trovò e nel libro dell’affido con l’orsetto s’inoltrò” queste le parole iniziali di questo piccolo viaggio.
Attraverso la storia di Irina, una bambina di origine russa adottata all’età di un anno, l’autrice mostra il lento sviluppo della relazione terapeutica e quello che avviene tra due menti che pensano, che si incontrano e che determinano così l’una l’esistenza dell’altra.
La riflessione si sofferma anche sulla necessità di avere molta cautela nell’avvicinare i bambini traumatizzati e precocemente deprivati perché il ricevere, per questi bambini, si accompagna spesso a sentimenti molto penosi che li mettono in contatto con la mancanza e l’esperienza di rifiuto e abbandono.
Affido familiare
2001
Questo libro informativo è il prodotto di un lavoro a più mani, oltre alle autrici hanno collaborato operatori dei servizi sociali, associazioni e famiglie affidatarie.
Le loro testimonianze hanno contribuito ad arricchire con la forza vitale e la carica emotiva dell’esperienza il percorso teorico sull’affido familiare.
Le illustrazioni vanno invece a merito di una giovane artista, Paola Bellati, con cui la curatrice ha già collaborato per altri progetti. Testimonianze e disegni costruiscono itinerari paralleli e complementari tel testo più specialistico. “Filastrocca per Codina che al sicuro si trovò e nel libro dell’affido con l’orsetto s’inoltrò” queste le parole iniziali di questo piccolo viaggio.
Attraverso la storia di Irina, una bambina di origine russa adottata all’età di un anno, l’autrice mostra il lento sviluppo della relazione terapeutica e quello che avviene tra due menti che pensano, che si incontrano e che determinano così l’una l’esistenza dell’altra.
La riflessione si sofferma anche sulla necessità di avere molta cautela nell’avvicinare i bambini traumatizzati e precocemente deprivati perché il ricevere, per questi bambini, si accompagna spesso a sentimenti molto penosi che li mettono in contatto con la mancanza e l’esperienza di rifiuto e abbandono.
COMMENTS ARE OFF THIS POST