CBD’I, Milano 5 marzo 2011
Nell’esperienza di molti anni con famiglie e bambini adottati la relatrice riflette sulla necessità di una modalità di lavoro che tenga conto della famiglia adottiva nel suo complesso, rispettando anche la storia individuale di tutti.
Alcuni genitori adottivi infatti si trovano a dover gestire situazioni molto complesse che attivano in loro profondi sentimenti di rabbia ed impotenza facendoli sentire imprigionati tra il desiderio di aiutare il bambino e la frustrazione di non riuscire a gestirlo.
Il modello di intervento delle terapie parallele, da tempo utilizzato in psicoanalisi, poggia sulla consapevolezza che nessuna psicoterapia dei bambini possa essere efficace e trasformativa senza un autentico coinvolgimento dei genitori.
Il lavoro è sì parallelo nel senso che si svolge in tempi e spazi paralleli, ma le parallele fanno pensare a qualcosa che non si incontra mai, non si incontra nel senso che non sono previsti momenti comuni, ma in realtà ricerca l’incontro e la convergenza di due percezioni che avviene attraverso i terapeuti, ma anche attraverso il lavoro mentale che terapeuti e famiglia nel suo insieme fanno.
Il recupero del mondo originario del bambino e la sua tessitura con le esperienze attuali permea la costruzione di una storia familiare comune.
L’adozione tra mondo interno e realtà esterna
CBD’I, Milano 5 marzo 2011
Nell’esperienza di molti anni con famiglie e bambini adottati la relatrice riflette sulla necessità di una modalità di lavoro che tenga conto della famiglia adottiva nel suo complesso, rispettando anche la storia individuale di tutti.
Alcuni genitori adottivi infatti si trovano a dover gestire situazioni molto complesse che attivano in loro profondi sentimenti di rabbia ed impotenza facendoli sentire imprigionati tra il desiderio di aiutare il bambino e la frustrazione di non riuscire a gestirlo.
Il modello di intervento delle terapie parallele, da tempo utilizzato in psicoanalisi, poggia sulla consapevolezza che nessuna psicoterapia dei bambini possa essere efficace e trasformativa senza un autentico coinvolgimento dei genitori.
Il lavoro è sì parallelo nel senso che si svolge in tempi e spazi paralleli, ma le parallele fanno pensare a qualcosa che non si incontra mai, non si incontra nel senso che non sono previsti momenti comuni, ma in realtà ricerca l’incontro e la convergenza di due percezioni che avviene attraverso i terapeuti, ma anche attraverso il lavoro mentale che terapeuti e famiglia nel suo insieme fanno.
Il recupero del mondo originario del bambino e la sua tessitura con le esperienze attuali permea la costruzione di una storia familiare comune.
COMMENTS ARE OFF THIS POST