AIPPI, Milano, 30 novembre 2002
Leggere osservazioni: una riflessione sugli scritti conclusivi degli studenti dei corsi di Infant Observation
L’osservazione del neonato è ancora oggi un’esperienza in un certo senso rivoluzionaria, o forse ancor di più oggi. In un momento storico in cui il pensiero dominante spinge all’azione, azione che a sua volta deve fornire un risultato, e tutto questo nel minor tempo possibile, ecco arrivare l’osservatore che investe due anni della sua vita per andare a guardare da vicino un neonato nella più totale astensione, andando a vedere qualche cosa che inizialmente non sa.
Partendo dagli elaborati di Infant Observation di studenti degli ultimi vent’anni gli autori cercano di capire cosa l’esperienza del corso di osservazione abbia lasciato agli osservatori.
All’inizio l’idea di fondo era piuttosto semplice: trovare elementi comuni e generalizzabili all’interno dei diversi elaborati. Ma ci si è subito resi conto che bisognava andare oltre, più in profondità. L’attenzione si è così spostata dalla lettura più quantitativa e morfologica alla ricerca di che cosa l’esperienza dell’osservare ha significato a livello emotivo per gli osservatori.
Dunque lo smarrimento, dunque il non sapere più. Ecco, proprio quello che succede al neo-osservatore, che si offre volontario per fare un’esperienza dalla quale – così gli han detto – poi apprenderà.
A questo punto si è fatta strada un’immagine più precisa: guardare a quel materiale proprio come degli osservatori e aprire le porte delle tante stanze in cui si erano svolti, negli anni, i seminari di osservazione.
Ciò ha costituito un momento di riflessione e crescita per il nostro gruppo e ci ha visti accomunati da un’esperienza speciale e fortemente emozionale.
Dalla lettura dei lavori si percepisce la crescita dell’osservatore, l’evoluzione del suo apprendimento, il lento ma costante appropriarsi di uno strumento che opera un cambiamento nella capacità di stare in contatto con una esperienza emotiva coinvolgente.
L’osservazione psicoanalitica del neonato e del bambino Vent’anni di Infant Observation – modello Tavistock – a Milano e Genova
AIPPI, Milano, 30 novembre 2002
Leggere osservazioni: una riflessione sugli scritti conclusivi degli studenti dei corsi di Infant Observation
L’osservazione del neonato è ancora oggi un’esperienza in un certo senso rivoluzionaria, o forse ancor di più oggi. In un momento storico in cui il pensiero dominante spinge all’azione, azione che a sua volta deve fornire un risultato, e tutto questo nel minor tempo possibile, ecco arrivare l’osservatore che investe due anni della sua vita per andare a guardare da vicino un neonato nella più totale astensione, andando a vedere qualche cosa che inizialmente non sa.
Partendo dagli elaborati di Infant Observation di studenti degli ultimi vent’anni gli autori cercano di capire cosa l’esperienza del corso di osservazione abbia lasciato agli osservatori.
All’inizio l’idea di fondo era piuttosto semplice: trovare elementi comuni e generalizzabili all’interno dei diversi elaborati. Ma ci si è subito resi conto che bisognava andare oltre, più in profondità. L’attenzione si è così spostata dalla lettura più quantitativa e morfologica alla ricerca di che cosa l’esperienza dell’osservare ha significato a livello emotivo per gli osservatori.
Dunque lo smarrimento, dunque il non sapere più. Ecco, proprio quello che succede al neo-osservatore, che si offre volontario per fare un’esperienza dalla quale – così gli han detto – poi apprenderà.
A questo punto si è fatta strada un’immagine più precisa: guardare a quel materiale proprio come degli osservatori e aprire le porte delle tante stanze in cui si erano svolti, negli anni, i seminari di osservazione.
Ciò ha costituito un momento di riflessione e crescita per il nostro gruppo e ci ha visti accomunati da un’esperienza speciale e fortemente emozionale.
Dalla lettura dei lavori si percepisce la crescita dell’osservatore, l’evoluzione del suo apprendimento, il lento ma costante appropriarsi di uno strumento che opera un cambiamento nella capacità di stare in contatto con una esperienza emotiva coinvolgente.
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